RIQUALIFICAZIONE PIAZZA DELLA LIBERA'_CESENA
Progettisti: Valerio Tunesi-Martina Zappettini
A nostro avviso è nella “città consolidata”, rappresentata dagli insediamenti storici, il ruolo e la riconoscibilità dello spazio urbano; tale idea dovrebbe trovare sempre attenzione in un moderno sistema di “attrezzature collettive e di servizi”.
Progettare spazi simili a Piazza della Libertà a Cesena, deve significare la ricerca, all’interno di spazi e strutture, a volte concepiti come chiusi e monofunzionali, di linee guida compositive catalizzatrici del tessuto storico urbano.
Si propone quindi una ricucitura della trama e la ricostruzione dello spazio pubblico secondo un’idea per noi contemporanea, ossia sintesi di ordini, misure e metodi costruttivi in continuità con la tradizione.
In questo senso il progetto si oppone al concetto di piazza per come oggi è Piazza della Libertà: non l’apertura fisico-forzata in un ampio spazio veicolare, evidentemente necessario ma indifferente al pregevole contesto esistente, ma piuttosto la sua chiusura ideale, quale trama in cui s’intrecciano vecchi e nuovi significativi episodi architettonici, a loro volta generatori di nuovi riferimenti spaziali.
In considerazione di ciò il progetto mira a ridimensionare e rimarcare lo spazio esistente, cercando una continuità spaziale e compositiva con Piazza Pia, proponendo un ideale spazio unificato non solo dal disegno geometrico, ma anche da una giusta valorizzazione dei due collegamenti pedonali principali Via Vescovado e Corso Mazzini.
La geometria della nuova piazza nasce dall’accentuazione della riconosciuta gerarchia imposta dall’abside del Duomo dentro una trama di relazioni materiali e visive: è dalla pelle storica dell’edificio, i mattoni, che nascono le direttrici del disegno della piazza allineate all’andamento del portico del Vescovado e dell’edificio cieco lungo Corso Garibaldi.
La necessità di coinvolgere i portici, slegati dallo spazio centrale ma necessari per lo sviluppo commerciale, ci ha portato a spingere in quota sino alle direttrici sopradescritte il disegno del passo dei rispettivi pilastri, formando un tessuto perimetrale alla piazza vera e propria che potesse assorbire le altre componenti architettoniche utili: le sedute e i gradini, le griglie di aerazione, gli alberi, i corpi scala con gli accessi al sottopasso e i chioschi in muratura.
Questi ultimi, sistemati lungo il lato corto della piazza e allineati con l’edificio signorile angolo Via Tiberti, realizzano un filtro commerciale e scenografico necessario, assieme all’alberatura, ad armonizzare il contesto per chi dalla piazza osserva il moderno prospetto dell’edificio porticato.
Un prato semicircolare in lieve pendenza, aderente al perimetro dell’abside, amplifica il ruolo di fuoco generatore del campanile, non più riconosciuto come fondale passivo.
Si viene a creare uno spazio versatile di ampie proporzioni, attento alle contemporanee esigenze funzionali e percettive: se quotidianamente sono le percorrenze porticate ad essere il riferimento per la sosta o gli spazi aperti destinati ai tavolini dei caffè affacciati sulla piazza, episodicamente lo spazio centrale ospiterà i banchi di mercati o mostre; mentre Corso Garibaldi rafforza il suo carattere di asse urbano-commerciale, nelle occasioni di manifestazioni o concerti la piazza offrirà, in fronte al palco e alle spalle degli spettatori, la presenza storica cittadina del Duomo. Analogamente ma in maniera percettiva assolutamente contraria, in occasione di spettacoli teatrali o performance di maggiore prestigio, sarà la stessa abside illuminata scenograficamente, a fornire la giusta ambientazione alla scena.
L’intervento proposto su Via Garibaldi, che mantiene la carrabilità, scandisce il percorso con una nuova pavimentazione di corsi di pietra chiara, proiezione dei pilastri del portico, che riquadra una campitura in arenaria grigia; sul lato piazza si è pensato ad un limite permeabile composto da un’alternanza di luci e sedute, confluenti nel corpo scale del parcheggio. Quest’ultimo, in fianco alla facciata cieca del Duomo, darà vita ad uno spazio di sosta di dimensione compositiva medioevale, raccogliendo l’elemento acqua in un ‘pozzo’.